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IL "SECONDO WELFARE"

03.10.13, Francesca Saraco

Le sperimentazioni di innovazione sociale per reperire risorse integrative a quelle pubbliche

 

Ormai da tempo l'Europa "sembrerebbe" impegnata nell'individuazione di soluzioni necessarie per superare la crisi economica e garantire l'attuazione di politiche pubbliche capaci di affrontare i bisogni sociali esistenti, nonché le differenti esigenze culturali derivanti dall'essere "uniti nella diversità".

Il compito non è semplice. Bisogna fare i conti con la scarsità delle risorse finanziarie, con i "buchi" della rete socio-assistenziale, con le difficoltà che si riscontrano durante l'analisi e la comprensione dei bisogni reali del cittadino-utente. Questi ultimi, in particolare, costituiscono il presupposto indefettibile dal quale partire per formulare un corretto intervento pubblico a favore delle fasce di utenza debole e con scarse possibilità di scelta.
Da qui nasce la necessità di ripensare e ridisegnare le politiche di welfare, approfondendo il ruolo dell'innovazione sociale, ovverosia di "nuove idee (prodotti, servizi e modelli) che rispondono ai bisogni sociali in modo più efficace delle alternative esistenti e che, allo stesso tempo, creano nuove relazioni sociali e collaborazioni", come emerge dalla definizione fatta propria dalla Commissione Europea.
Esperienze di successo ci hanno insegnato che grazie ad un ruolo più attivo dei cittadini, singoli e associati, è possibile trasformare la natura dei servizi offerti, quanto le modalità di erogazione degli stessi, garantendo al contempo l'efficacia degli interventi e la sostenibilità finanziaria, riuscendo a reperire risorse integrative e/o sostitutive di quelle pubbliche scarsamente disponibili.
Basti pensare, ad esempio, ai nuovi meccanismi di crowdfunding che consentono anche alle Associazioni del Terzo Settore di reperire, attraverso il web, le risorse finanziarie (donazioni, prestiti a tassi agevolati ed inferiori a quelli di mercato – Equity Based e Social lending) necessarie alla realizzazione dei progetti di utilità sociale. Oppure, al fenomeno in crescita delle "badanti di condominio" che, nato da un bisogno sociale e condiviso dei condomini, si integra all'assistenza offerta dal Servizio sanitario nazionale e dal medico di famiglia. E ancora, alle "Tagesmutter" – mamma di giorno -, figure professionalmente preparate e iscritte ad appositi albi provinciali, che si occupano della cura ed educazione dei bambini di altre famiglie presso il proprio domicilio o in altri ambienti adeguati, offrendo un'opportunità innovativa nel panorama dei servizi socio-educativi per la prima infanzia.
Questi esempi di sperimentazioni di innovazione sociale sono riconducibili al fenomeno cosiddetto del second welfare. Per "secondo welfare" si intende l'insieme di interventi e investimenti sociali non pubblici, erogati da più attori economici e sociali presenti in un determinato territorio e connessi tra loro in reti o partnership.


Il secondo welfare (o welfare privato) si differenzia dal "primo welfare", quello dei servizi di base e complementari obbligatori (tutela della salute, della vecchiaia, degli infortuni sul lavoro, della disoccupazione e della disabilità) e delle prestazioni/servizi sociali "essenziali" (non ancora determinati nel nostro paese), in quanto si tratta di interventi di protezione sociale integrativi e volontari, erogati sulla base dei bisogni e delle specificità della comunità locale. Tali interventi vengono finanziati da attori del privato sociale (aziende, assicurazioni, fondazioni d'impresa, sindacati, associazioni di categorie, imprese sociali, enti religiosi, volontariato) e, infine, dagli enti locali.
Dunque, un nuovo modo di rispondere ai bisogni di assistenza della collettività e in particolare dei cosiddetti soggetti deboli – portatori di handicap, stranieri, donne e anziani, persone con difficoltà economiche e spesso vittime di "ingiustizie sociali"- attraverso l'evoluzione dei servizi di welfare che vengono ripensati e ridisegnati in un'ottica non soltanto pubblicistica ma di valorizzazione del privato sociale. Nuovi modelli organizzativi caratterizzati da forme di finanziamento alternativo e da nuovi tipi di gestione che rappresentano sia un'occasione per creare occupazione e rilanciare la crescita e lo sviluppo di un paese, che un'opportunità per accrescere le capacità "innovative" di risposta ai nuovi bisogni sociali, quali l'esigenza di conciliare i tempi di lavoro con quelli di cura della famiglia e la possibilità di offrire opportunità occupazionali ai giovani e alle donne.

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