IL NUOVO INDICE DEL BENESSERE SOCIALE
06.05.15, Gaetano Ierardi
Dopo tanti anni di intensa sensibilizzazione, il proliferare della crisi economica ha indotto, anche all’interno della Commissione Europea, una seria riflessione sui concetti di sviluppo e di benessere: la DG Region and Urban Policy, ha infatti ripensato totalmente gli indicatori per misurare l’indice di benessere di una popolazione all’interno di un agglomerato urbano, sia esso cittadino, provinciale o regionale.
L’indice di misurazione del benessere è meglio conosciuto a tutti come SPI (Social Progress Index) ed al momento si prevede di affiancarlo al tradizionale, e meglio conosciuto, indice di misurazione, ovvero il PIL. Una prima definizione dell’ SPI data dal Direttore generale della DG Region and Urban Policy, Walter Deffaa, è la seguente: “Per avanzare davvero il progresso sociale, dobbiamo imparare a misurarlo, in modo completo e rigoroso. Il Progress Social Index offre un quadro ricco per misurare le molteplici dimensioni del progresso sociale, il benchmarking di successo, e catalizzando maggiore benessere umano. La versione 2015 dell'Indice progresso sociale ha migliorato la versione 2014 attraverso il feedback generoso di molti osservatori che consente di coprire un numero esteso di paesi con 52 indicatori”.
I temi maggiormente trattati all’interno del Social Progress Index, vanno dalla sanità alla tutela dell’ambiente, dalle smart community all’edilizia sociale, dal sostegno alle politiche culturali all’inclusione sociale, ad un maggiore accesso alle risorse idriche, energetiche e culturali, al riutilizzo ed alla rivitalizzazione degli spazi pubblici, agli spazi di accesso alla partecipazione attiva dei cittadini sulle decisioni locali, alle possibilità di accesso ai dati delle amministrazioni (Open Data), all’utilizzo di forme di trasporto sostenibile, etc. Le tematiche elencate rappresentano solo alcuni dei punti fondamentali, attraverso cui misurare l’indice di benessere di una determinata comunità.
Al momento, tuttavia, non esiste un modello unico di applicabilità, ma l’auspicio delle istituzioni europee è quello di raggiungere questo obbiettivo nel giro di qualche anno, anche attraverso la trasferibilità di buone pratiche realizzate in altri contesti, non solo europei. Ad oggi costituisce pertanto solo una proposta, che ci si augura possa essere applicata nel più breve tempo possibile. Di sicuro rappresenta un fatto di fondamentale importanza il fatto che anche le istituzioni iniziano a sensibilizzarsi e ad aprirsi verso i temi dell’innovazione sociale e delle smart city, anche perché la Commissione Europea, con le risorse a disposizione sul tema delle politiche regionali (circa 63 miliardi di euro), potrebbe incidere in tal senso in maniera decisiva.
Link: http://www.socialprogressimperative.org/data/spi