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PARTECIPAZIONE CIVICA

Cartoline da una Periferia Rom

 

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  • Favorire pratiche di cittadinanza attiva fra la popolazione Rom
  • Scardinare stereotipi
  • Favorire il dialogo fra minoranze e maggioranze, fra persone

 

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Cartoline da una Periferia Rom è un reportage  "a pillole" da /su Viale Isonzo, il quartiere della periferia sud di Catanzaro abitato in prevalenza da Rom.

Il quartiere sale spesso all'onore della cronaca per vicende di illegalità e delinquenza, di vario cabottaggio, così da rafforzare antichi e nuovi pregiudizi, razzismi verso  la componente zingara della cittadinanza catanzarese, invisa e temuta da quella gagè. Viale Isonzo è oramai, per l'opinione pubblica, solo una questione di sicurezza. Ma alla radice di essa c'è una condizione socio-economica ed abitativa desolante, degradata e degradante. Soprattutto, dentro questa questione di sicurezza, ci sono bambini, adolescenti e giovani, abbandonati, che lottano per crescere e sopravvivere.  Ma ci sono anche felicità, speranze e sogni, pensieri, emozioni, valori, idee, tempi e vicende di vita, pressoché sconosciuti al resto della città.

Chi sono i Rom di Viale Isonzo? Ce lo raccontano loro stessi e ve lo raccontiamo noi, che vi restituiremo le storie raccolte nel viaggio compiuto in periferia con l'Associazione Arte di Parte. 

Suoni, immagini, parole, interviste e reportage, musiche e narrazioni: le Cartoline da una Periferia Rom, partecipate da grandi e piccini, ironiche o  seriose, costituiscono la sperimentazione di un racconto collettivo per l'integrazione sociale, che punta a rendere i Rom soggettivi attivi di informazione, perché "Bisogna riconoscere ad ognuno il diritto di raccontare la propria storia" (Mahmùd Darwìsh).

Laboratorio: Città di Catanzaro
Progetto: ROM, Diritti alla Cultura e alla Cittadinanza.

Categoria Storie | Avviata il 27-03-2015 | Contributi n. 4 | Si conclude il 31-10-2015 | Partecipa

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Inserito da Francesca il 22/05/2015

Io non credo alle favole

“L’illusione è il lusso della gioventù” canta Vinicio Capossela. A quanto pare non vale per i bambini rom della periferia sud di Catanzaro. Quello che vi sto per raccontare è il mio incontro con una bambina rom che ha rinunciato a credere nei sogni, perché i sogni sono solo sogni......leggi tutto“L’illusione è il lusso della gioventù” canta Vinicio Capossela. A quanto pare non vale per i bambini rom della periferia sud di Catanzaro. Quello che vi sto per raccontare è il mio incontro con una bambina rom che ha rinunciato a credere nei sogni, perché i sogni sono solo sogni mentre la realtà è un’altra cosa. Durante un incontro con i bambini della scuola elementare del Corvo, per la realizzazione del progetto “Il mio quartiere”, mi imbatto in una bambina, capelli lunghi, sguardo severo, troppo severo per la sua età. Iniziamo a parlare del quartiere in cui vive, del bello (poco) e del brutto (molto). Le chiedo se vuole andare a vivere in un posto diverso da quello e mi risponde di no, perché quella è la sua casa. Una bella risposta, se non fosse che fino a quel momento i commenti verso il suo quartiere erano stati decisamente negativi. Riformulo nuovamente la domanda chiedendole: “Se avessi la bacchetta magica e potessi scegliere dove crescere, dove andresti?”E lei: “No, non può succedere ” ; Io: “Ma se succedesse?” - Lei: Non succede!”. La sua maestra mi spiega che molti bambini rom, non sono mai usciti dal loro quartiere, e non conoscono il “fuori”. Non hanno quindi un termine di paragone con cui fare il confronto. In effetti, questo mi viene confermato dalle risposte dei bambini ad un questionario che alla domanda: “Qual è la tua città?”, la maggior parte dei bambini rom ha risposto Viale Isonzo, Pistoia o Aranceto, citando quindi il proprio quartiere. I bambini di viale Isonzo non hanno il diritto di scegliere, non hanno il diritto di sognare, non hanno l’illusione di poter vivere nell’Isola che non c‘è. Lasciano le favole ai bambini più fortunati di loro.
Tag: viale Isonzo;quartiere Corvo;Catanzaro;Pistoia;Aranceto;
Inserito da Francesca il 08/04/2015

Mae', su nu zingaru!

Maé su nu zingaru. Zingaru e merda. Se ripenso alla mia esperienza coi bambini rom della scuola elementare della località Corvo di Catanzaro, probabilmente sono queste poche, semplici ma dirette parole che segnano il mio ingresso nella realtà rom catanzarese. E già,perché una ragazza di......leggi tuttoMaé su nu zingaru. Zingaru e merda. Se ripenso alla mia esperienza coi bambini rom della scuola elementare della località Corvo di Catanzaro, probabilmente sono queste poche, semplici ma dirette parole che segnano il mio ingresso nella realtà rom catanzarese. E già,perché una ragazza di paese, che non conosce la questione Rom se non attraverso la televisione e internet, che non vive in una periferia cittadina popolata da zingari, pensa che queste popolazioni ovviamente condannino il modo disprezzante con cui gli “italiani” li etichettano. E invece, dopo solo qualche giorno di scuola, mi ritrovo a dovere assistere ad una lite tra due bambini rom, i cui insulti sono un chiaro riferimento alla loro etnia. Rimango per qualche minuto in silenzio, incredula. Poi intervengo ma vengo subito interrotta da uno dei bambini che mi dice: “maè sugnu nu zingaru”, ovvero “ Noi siamo fatti così, noi ce l’abbiamo nel sangue”. Ancora silenzio da parte mia. Passano i giorni ma quelle parole mi rimbombano in testa. Penso, “Sono dei bambini, non sanno quello che dicono”, ma più ci ripenso e più mi rendo conto che la realtà è ben diversa. Loro sanno perfettamente quello che dicono e il fatto che a dirlo sono due bambini di 10 anni rende quelle parole ancora, se possibile, più terrificanti. I bambini di Pistoia hanno semplicemente fatto loro il pensiero dell’opinione pubblica, il pensiero di noi “italiani”. Dietro a questa affermazione, non c’è soltanto una triste omologazione del pensiero comune, anche tra chi ci si aspetta che questo pensiero dovrebbe combatterlo, ma una piena consapevolezza che il loro destino, il destino dei piccoli protagonisti, è segnato. I bambini sanno che il loro futuro, sarà condizionato dal loro essere zingaro e allora non resta che fare proprio ciò che la società si aspetta da loro. Eppure, quando si tratta di parlare dei propri sogni, i miei piccoli alunni hanno le idee chiare: diventare carrozziere,muratore, estetista, parrucchiere. Avere un lavoro ed una famiglia. Insomma,sognano come ogni bambino di questo mondo. I loro sogni si scontrano quindi con le parole che, forse inconsapevolmente, escono spesso dalla loro stessa bocca. E a proposito dei sogni … nessuno mi ha riferito di volere proseguire gli studi, andare all’università, diventare dottore. Le condizioni sociali degradanti in cui crescono incidono pesantemente sull’alto tasso di abbandono scolastico dei giovani rom, pertanto il proseguimento scolastico e l’accesso all’università non sono neanche prese in esame. L’istruzione, l’arma più potente per la rivincita sociale di ogni essere umano, nei fatti rimane inaccessibile alla comunità rom.
Tag: rom;bambini;corvo;scolarizzazione;arte di parte;scuola;viale Isonzo

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Prof.ssa Alessandra CORRADO
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