UNIVERSITA', DESIGN E RICICLO
19.03.15,
"C'è la giacca che invece di finire in un cassonetto è stata rivestita di gomma trasparente e, collegata a un dispositivo elettronico montato sulla bicicletta, segnala gli spostamenti del ciclista sulla strada per mezzo di led incorporati sulla schiena. Oppure la tortiera danneggiata che diventa un lampadario. O ancora un lettore Dvd guasto che, integrando un semplice pennarello, si traveste da stampante low cost. Oppure, infine, un peluche che, ripulito dalla polvere e collegato al pc, insegna ai bambini i rudimenti dell'inglese. Questi sono alcuni degli oggetti hackerati e reinventati dagli studenti del primo anno della facoltà di Design e Arti della Libera Università di Bolzano, durante il progetto Making Stories del passato semestre invernale.
A Bolzano, gli studenti di Design si immergono in una tematica – ad esempio l'upcycling – per mezzo anno, dedicandosi anima e corpo a un progetto personale che, alla fine, deve sfociare in un prodotto originale. In questo caso, il prodotto andava ricavato da un arnese anonimo che, grazie alla sperimentazione e a tecnologie come la stampante 3D, doveva cambiare pelle e ricevere nuova vita invece di finire in discarica.
"Abbiamo lavorato con sessanta studenti della Facoltà di Design e Arti e sessanta di Scienze e Tecnologie Informatiche", spiega Simone Simonelli, designer e docente di Unibz che ha accompagnato i laboratori dedicati al design del riciclo. L'obiettivo di Making Stories era sperimentare un progetto di produzione bottom-up in cui venissero infranti alcuni meccanismi perversi del mercato come l'obsolescenza programmata. "Il progetto intendeva spezzare il ciclo senza fine della produzione industriale e generare soluzioni con un impatto positivo sulla comunità, catalizzando le idee e le visioni di studenti di informatica e di design attorno ad un obiettivo comune", aggiunge il designer.
La sostenibilità e l'interdisciplinarietà sono due degli assi tematici principali su cui si concentrano molti corsi dell'ateneo di Bolzano. Per questa ragione, gli studenti delle due facoltà sono stati stimolati a lavorare insieme e a pensare nuovi impieghi per recuperare oggetti ancora utili nonostante le apparenze. Il materiale con cui avviare il progetto è stato regalato dalla popolazione di Bolzano: dalla tazza di porcellana con la maniglia rotta alle ruote di un carrello agricolo. La sfida non ha spaventato i ragazzi, perfettamente a loro agio con la filosofia DIY. Gli studenti sono stati invitati a lavorare sulla memoria, sulla necessità di dimenticare, di disimparare, per trovare qualcosa di nuovo dalle cose di ogni giorno.
"Abbiamo lavorato anche a costruire una piccola comunità attorno ad ogni oggetto. Gli studenti hanno conosciuto le persone che ci hanno regalato gli oggetti e queste poi sono venute a chiedere e a vedere cosa ne avevamo fatto", racconta Simonelli. Gli oggetti ri-creati sono stati esposti in una mostra a Bolzano e anche a Milano, a Expogate. "Quest'ultimo ci è sembrato un'ottima opportunità per sensibilizzare la popolazione di una grande città con la nostra provocazione", conclude il docente Unibz. Making Stories non è finito con la mostra. L'idea ora è di continuare il progetto magari tramite workshop rivolti ai bambini delle elementari e medie che potranno imparare le tecniche per personalizzare gli oggetti e riscoprire così un rapporto non passivo e consumistico con la realtà che li circonda".
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